Per gran parte siamo degli stronzi. 02/10/25

La foto ritrae grappoli di uve Muetto, Cortese, Napoletana e sotto, ancora Nibiò, Verdeca, Ciliegiolo, Moscato d’Amburgo, Barbera, Timorasso, Favorita.
La fotografia di una società mista quindi, convivente, in pace.
Stiamo parlando di una poplazione cromatica sorprendente, che muta di anno in anno, che cambia le combinazioni, vira di tonalità in maniera micrometrica.
Questa misticanza di colori, di forme, di acidità e aromi, del tutto ingovernabile nel suo insieme, rappresenta per noi, una sorta di manifestazione divina, un qualcosa di immenso, fuori dalla nostra portata, per la quale lavoriamo tutto un anno, tutti gli anni.
Se qualcuno di noi, rincoglionito, o addomesticato dalla mentalità industriale, avesse la smania e la miopia forse, di cercare di riprodurre tutti gli anni, una certa condizione di colori, sapori e forme, verificatasi in una determiata annata, si accorgerebbe ben presto che sarebbe un’operazione impraticabile, sarebbero troppe le variabili, i livelli da gestire e prevedere, per poter avere tutto sotto controllo e raggiungere l’obiettivo; l’andamento climatico annuale, la salute di ogni singola pianta, il tipo e la quantità di concimazione, la pressione fungina della stagione e altre cose ancora che sicuramente mi sfuggono.
Guardo questa cassetta, sorpreso, incantato quasi, l’armonia di questi acini, che se ne fottono della guerra, che stanno insieme, e si fanno fotografare.
Penso: la convivenza è possibile, se ci riescono le piante, possiamo farcela anche noi.
Invece non ci riusciamo.
Siamo ossessionati dalla cultura del dominio e della sopraffazione, del resto, la si può agilmente imparare semplicemente dappertutto.
Edward Said in “Orientalismo” parla di come la cultura occidentale ha creato e rappresentato l'Oriente, definendolo come il suo "altro" per affermare la propria identità e giustificare il dominio coloniale. Il discorso si può estendere ad ogni luogo del globo, e a tutte le specie del globo.
Per gran parte siamo degli stronzi.
La campagna, gli orti, le vigne, ci insegano a vivere, denro e fuori dai campi, soprattutto in questi tempi bui. Non illudiamoci, ogni cosa che facciamo nella vità, anche nel nostro ristretto ambito, è strettamente legata al mondo tutto; se nelle nostre vite intime o professionali adottiamo metodi, approcci, o visioni violente, irrispettose, o semplicemente stupide, inevitabilmente, diventremo persone violente, irrispettose o semplicemente stupide nel “vasto mondo”.
Quando di utilizza la chimica di sintesi in agricoltura, non solo si avvelenano le persone che mangeranno i frutti di quelle coltivazioni, ma si avvelena la terra tutta. Che sia un campo di Mais, frumento, pomodori o vite. Non cambia nulla. Se in cantina si utilizzano altre sostanze oltre all'uva, non solo si producono vini artefatti, immobili e senza espressività ma si porta questo messaggio nel mondo. E quando si bevono non si gode.
Lo scrittore finlandese Markkuu Envall scrive: “Gli alberi rimangono intatti se tu te ne vai, ma tu no, qualora se ne vadano loro”
Markuu, fallo capire ai nostri governanti, penso, o a quella fetta di mondo, decisamente estesa ahimè, che è convinta che la natura sia solamente una risorsa da sfruttare, un paesaggio in cui farsi un selfie, la trama una tappezzeria anni 80.
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